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Trapani

I fondatori del primo nucleo abitativo di Trapani furono probabilmente gli Elimi, un popolo stanziatosi nella Sicilia occidentale in epoca protostorica e di cui Eryx (Erice) era uno dei centri principali. Il piccolo villaggio di Trapani doveva sorgere su un’isola divisa dall’entroterra paludoso mediante un canale navigabile e rivestiva il ruolo di porto commerciale di Erice. Trapani divenne presto una città-emporio grazie alla sua felice posizione geografica.

Tra IX e VIII secolo a.C. si affermò a Trapani l’influenza punica. Durante le guerre contro i Greci e Siracusa dei secoli successivi, Trapani si fortificò e si mantenne saldamente alleata alla città di Cartagine. Nel 260 a.C. Amilcare giunto in Sicilia, ne rafforzò la cinta muraria, fece costruire il Castello di Terra, la Torre Pali e la Torre Peliade o Colombaia e vi trasferì parte degli abitanti di Erice. Il generale Aderbale, che vi aveva insediato il comando generale delle forze cartaginesi, sconfisse i Romani nella battaglia di Trapani. Drepano (Trapani), insieme a Lilibeo, fu una delle ultime roccaforti cartaginesi in Sicilia.

L’importante posizione strategica fu utilizzata durante la Prima guerra punica quando i Cartaginesi sconfissero la flotta romana nella Battaglia di Trapani del 249 a.C. Ma alcuni anni dopo, nel 241 a.C., Gaio Lutazio Catulo sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia delle Isole Egadi che pose fine alla guerra. I Romani così conquistarono la città, latinizzandone il nome in Drepanum.

I Romani trattarono le città siciliane a seconda della loro condotta durante la guerra punica. Drepanum rientrò fra le 26 città censorie (civitates censoriae) ovvero fra quelle più pertinaci nella resistenza contro i Romani. Osteggiata dai Romani, che non le perdonarono la fedeltà a Cartagine, Trapani entrò in un periodo di decadenza e si spopolò.

Dopo i Romani, dominarono la città i Vandali, poi i Bizantini, ma fu nel IX secolo d.C. con gli Arabi (che la chiamarono Itràbinis, Taràbanis, Tràpanesch) e con i Normanni (che la conquistarono nel 1077 guidati da Ruggero I) che la città raggiunse un fervido sviluppo, florida nei commerci e nelle attività culturali, così il porto ebbe grande fermento anche grazie alle crociate. Il porto di Trapani, durante il Medioevo, fu uno dei più importanti del Mediterraneo: tutte le più potenti città marinare (Genova, Pisa, Venezia, Amalfi) avevano un consolato nel porto trapanese e, specialmente con le prime due, Trapani aveva l’accordo per fungere da scalo verso i loro possedimenti nell’Africa settentrionale.

Nel 1266 la flotta Veneziana e Genovese si scontrarono davanti al porto di Trapani durante la guerra di San Saba. I Veneziani catturarono l’intera flotta genovese.

Dopo un breve periodo sotto gli Angioini, Trapani partecipò attivamente alla sollevazione dei Vespri siciliani guidati da Palmiero Abate, passando nel 1282 agli Aragonesi. Durante il XIV e il XV secolo la città si ingrandì e divenne il centro economicamente e politicamente più importante della Sicilia occidentale. Nel 1443, da semplice Terra diventava Civitas. Nel 1478, Ferdinando il Cattolico concesse alla città il titolo di Invittissima al riguardo «delle gloriose resistenze fatte sempre ai nemici del regno».

Il 20 agosto 1535 Carlo V, arrivò a Trapani dopo aver conquistato Tunisi. La città si era ormai talmente affermata nello scacchiere geopolitico dell’epoca da meritare dallo stesso Carlo V l’appellativo di “Chiave del Regno”. Durante la sua permanenza a Trapani, Carlo V giurò di mantenere i privilegi della città, compreso quello con cui il Senato cittadino poteva conferire lauree in medicina, fisica, teologia, matematica, belle arti e giurisprudenza. Nel 1589, Trapani da semplice Terra divenne Civitas.

Nel XVII secolo Trapani conobbe un periodo di decadenza soprattutto a causa delle insurrezioni dovute a carestie, come nel 1647 e nel 1670-1673, e della pestilenza nel 1624. Il XVIII secolo vide aumentare sensibilmente la popolazione trapanese che passò da circa 16.000 a 25.000 abitanti.

Con gli anni novanta la città si è proposta con più convinzione rispetto al passato come meta di interesse turistico, storico, culturale e sportivo attraverso piani di riqualificazione del centro storico, la realizzazione di nuove infrastrutture urbane, l’incremento di attività ricettive, di ristorazione e di intrattenimento, con una più spiccata attenzione alla valorizzazione del suo ingente patrimonio storico, architettonico e naturalistico.

(Fonte: Wikipedia)

Levanzo

Le Egadi

Le Isole Egadi sono un arcipelago di tre isole principali e due minori, posto a circa 7 km dalla costa occidentale della Sicilia, fra Marsala e Trapani. Amministrativamente costituiscono il comune di Favignana, in provincia di Trapani.

 

Favignana è un comune di 4.383 abitanti della provincia di Trapani; comprende l’arcipelago delle Egadi, ovvero le isole di Favignana, Marettimo e Levanzo e gli isolotti (praticamente degli scogli) Maraone, Formica, Galera e Galeotta e Il Fariglione.

L’isola di Favignana si trova a circa 7 km dalla costa siciliana, tra Trapani e Marsala, di fronte alle isole dello Stagnone ovvero all’aeroporto di Trapani “Birgi”. Favignana si raggiunge dal porto di Trapani in circa un’ora di navigazione via nave e in mezz’ora via aliscafo.

 

 

Marettimo – L’antico nome greco dell’isola, citato da Polibio, era Hierà Nésos, che significa “Isola Sacra”. Il nome attuale deriva molto probabilmente da “Marìtima”, nome latino dell’Isola che compare già nell’ Itinerario Antonino del III secolo d.C. Alcuni studiosi suggeriscono che l’origine del nome sia da ricercare nell’abbondante presenza del timo selvatico. Questa non è tuttavia l’unica tipologia di erba che cresce spontaneamante nell’isola, il cui clima del tutto particolare ha contribuito allo sviluppo di una flora straordinaria.

 

 

L’Isola di Lèvanzo è la più piccola delle Isole Égadi avendo una superficie emersa di appena 5 km quadrati; fa parte della Provincia di Trapani. È costituita da rocce calcaree bianche che presentano numerose grotte. L’antico nome romano dell’isola era Phorbantia dal nome di una particolare spezia presente nella flora del posto.

Il paese è uno sparuto gruppo di case su un piccolo porticciolo che, come racconta un pescatore abitante dell’isola, non dà neanche ricovero alle imbarcazioni che sono trascinate via dal mare in un giorno di burrasca e dista circa 15 km da Trapani. È priva di strade rotabili, a parte un piccolo tratto di strada asfaltata che conduce alla spiaggia del Faraglione. Ciò più che uno svantaggio, è invece il miglior contributo per l’integrità della sua bellezza paesaggistica.

Il promontorio più alto è il pizzo Monaco, 270 m.s.l.m.

Sulla costa si affacciano alcune grotte, la più nota è la Grotta del Genovese, dove due epoche preistoriche vivono parallele. Sono stati rinvenuti resti risalenti al mesolitico, circa 6000 – 7000 a.C. e sulle pareti sono presenti interessanti manifestazioni di arte rupestre.

Castello Normanno Erice

Erice

Cuore del comune è il capoluogo che sorge sull’omonimo “monte”. Fino agli anni ’30 si chiamava ‘Monte San Giuliano’. Un tempo era uno dei comuni più estesi della Sicilia, comprendeva infatti territori assai distanti dal capoluogo: Valderice, Custonaci, Buseto Palizzolo e San Vito Lo Capo. Diverse le frazioni che completano il territorio, alle falde della montagna madre (Casa Santa, Roccaforte, Rigaletta, Tangi, Ballata, Napola, Pizzolungo, ecc.) A Erice sono rimasti solo poco più di trecento abitanti, che si decuplicano nel periodo estivo.

Artigianato caratteristico: ceramica.

Dolce tipico: Genovese alla crema, dolce di pastafrolla con zucchero a velo sulla parte superiore (possibilità di gustare anche la variante con ricotta) e “Mustaccioli”, antichi biscotti fatti nei conventi di clausura.

Tempio di Segesta

Segesta

Anch’essa importante area archeologica con un tempio del V secolo a.C. di stile dorico in perfetto stato e di un teatro scavato nella collina con la cavea che guarda verso il Golfo di Castellammare, oggi utilizzato per rappresentazioni teatrali classiche.

Particolare è la costruzione di un tempio di perfette fattezze doriche in una città elima. L’ipotesi prevalente è che non sia mai stato terminato, non presentando resti nè della cella nè della copertura nè delle scanalatura delle colonne: il suo completamento sarebbe stato impedito dalle guerre. Alternativamente si è pensato ad un utilizzo della struttura per riti indigeni o che la cella e la copertura fossero stati costruiti in legno. Recentemente sono state trovate tracce della cella, interrate all’interno del tempio, insieme a tracce di costruzioni precedenti (il che farebbe pensare che il tempio fosse stato costruito su un luogo sacro ancora più antico).

Si tratta di un tempio periptero esastilo (ossia con sei colonne sul lato più corto, non scanalate). Sul lato lungo presenta invece quattordici colonne (in totale 36 quindi). Il tempio è stato costruito durante l’ultimo trentennio del V secolo a.C., sulla cima di una collina a ovest della città, fuori dalle sue mura. Per la sua fattura e per il suo attuale stato di conservazione, può considerarsi uno fra i templi più belli dell’antichità.

Il teatro, che può datarsi intorno alla metà del III secolo a.C., è posto sulla collina opposta a quella del tempio, a circa 440 metri di altezza. Sette cunei dividono i posti degli spettatori. Le separazioni sono fatte in travertino. La divisione orizzontale del teatro (diazoma) permetteva lo spostamento degli spettatori da una sezione all’altra del teatro.

La zona superiore è semidistrutta, e assai poco rimane anche della scena, che secondo gli studiosi sarebbe stata decorata da colonne e pilastri.

Il teatro poteva ospitare oltre 3000 persone.

Mothia

Mozia

Fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C., Mothia, grazie alla sua posizione geografica, fu una delle più floride colonie dell’occidente.
Oggi domina la Laguna dello Stagnone nella quale la natura offre uno scenario incantevole, con saline e mulini a vento: un gioco di colori, con tramonti mozzafiato.

Due gli imbarcaderi da cui si può raggiungere l’isola, in pochi minuti di navigazione. Le barche fanno la spola tutto il giorno.
Un tempo il collegamento alla terraferma era assicurato dalla “strada sommersa” che da Porta Nord raggiungeva la necropoli di Birgi.
La bassa marea la rende ancora visibile, ma la si può percorrere solo per brevi tratti.

L’approdo a Mothia è un tuffo nel silenzio, rotto soltanto dal frinire delle cicale e dal vento che muove gli alberi.
Cosi dovette apparire l’isola a Giuseppe Withaker quando, ad inizio del secolo, decise di acquistarla. Oggi la sua villa rossa, nello stile classico del tempo, ospita il museo che conserva migliaia di reperti: vasellame, monili, stele, gioielli, balsamari, monete, lucerne.

Ognuno narra parte della storia di Mothia, della vita e del benessere del suo popolo. La storia piu’ suggestiva potrebbe raccontarla il “Giovane in tunica“, la statua in marmo ionico che campeggia nel museo e che anima il dibattito di tanti studiosi.
Se potesse ci narrerebbe di ville festose, palazzi di lusso, feste, commerci floridi, ma anche di battaglie e sanguinosi sacrifici umani.

La potenza della colonia fenicio-punica è anche documentata dai resti archeologici dell’antico insediamento, sparsi qua e là nell’isola: il cothon, l’antico porto che serviva al carico e scarico delle merci; il tophet, dove venivano inumati i bambini sacrificati al dio Baal Hammon; i mosaici che adornavano i pavimenti delle dimore residenziali; il santuario di Cappiddrazzu, in cui venne alla luce il “giovane in tunica”; le porte, mura, le torri.

Gli scavi hanno fatto affiorare nel tempo significativi resti di veri e propri impianti industriali destinati all’attività dei ceramisti o utilizzati per la tintura e la concia delle pelli e dei tessuti. Molti “documenti” confermerebbero la cospicua attività artistica svoltasi a Mothia, assieme a quella della ceramica, con una massiccia produzione di vasellame di terracotta.

Poco nota è la produzione industriale, ma si pensa che essa abbia avuto un considerevole volume di affari. Oltre alla lavorazione e alla tintura dei tessuti, è presumibile che nell’isola vi siano stati diversi tipi di produzione di “pregio” e lavorazione di metalli, argento, oro e ferro in particolare la floridità economica della colonia fenicia fu comunque legata all’attività commerciale e marinara che fece
di Mothia un fulcro importante del Mediterraneo.

Ma proprio al culmine della sua potenza ,nel 397 a.C., Mothia crollò, espugnata e rasa al suolo da Dionisio il vecchio, tiranno di Siracusa.
Gli abitanti dovettero abbandonarla e rifugiarsi sulla terraferma.
Nacque così Lilybeo, oggi Marsala. Di Mothia intanto, si perse anche il nome. Il resto è storia più recente. (Fonte: Sito Comune di Marsala)

Scopello

Scopello

Deve probabilmente il proprio nome ai faraglioni o scogli (in latino scopulus, in greco scopelos).

Il primo insediamento sul promontorio dove si trova Scopello risale all’età ellenistica, poi continuato nelle epoche romana e islamica. Durante il periodo normanno fu demanio regio. Negli anni ’30 del XIII secolo l’imperatore Federico II di Svevia concesse la terra di Scopello al piemontese Oddone de Camerana, e ai cavalieri lombardi arrivati con lui in Sicilia. Nel 1237 Oddone di Camerana e i suoi cavalieri lombardi si spostarono a Corleone, e l’imperatore Federico II concesse Scopello in feudo alla città di Monte San Giuliano (oggi Erice).

L’attuale borgata risale al XVII secolo ed è divisa in due parti: un baglio, che la tradizione indica come d’epoca normanna, ma risalente al XVIII secolo, e una piazzetta con la chiesa di Santa Maria delle Grazie, parrocchia dal 1961, e poche case.

Ferdinando II di Borbone elesse l’area di Scopello, con il vicino omonimo bosco, al rango di riserva reale per la caccia, visitandola due volte nel 1830 e nel 1859. A motivo di queste visite, essendo prossima l’unità d’Italia, con la spedizione dei Mille gli scopellesi si schierarono dalla parte borbonica, tanto da ingaggiare una battaglia, tra il dicembre 1862 e il gennaio 1863, con le forze piemontesi che non riuscirono facilmente ad insediarsi nella borgata. La riserva di caccia di Scopello venne assegnata a una società statale che aveva il compito di dismettere i beni del vecchio stato borbonico e venne acquistata a prezzi bassissimi da affiliati alla mafia di Castellammare del Golfo che avevano sostenuto la causa unitaria e che poi rivendettero i terreni a prezzi di mercato. (Fonte: Wikipedia)

Riserva naturale dello Zingaro

Lo Zingaro

La costa dello Zingaro è uno dei pochissimi tratti di costa della Sicilia non contaminata dalla presenza di una strada litoranea.

Nel 1976 erano già iniziati i lavori per la costruzione della litoranea Scopello-San Vito Lo Capo, ma in seguito ad una serie di iniziative del mondo ambientalista, culminate in una partecipatissima marcia di protesta che ebbe luogo il 18 maggio 1980, l’Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana si impegnò ad espropriare l’area dello Zingaro riconosciuta di grande interesse ambientale.

Con la legge regionale 98/81, venne ufficialmente istituita la riserva, la prima riserva naturale della Sicilia, affidata in gestione all’Azienda Regionale Foreste Demaniali.

La Riserva si estende nella parte Occidentale del Golfo di Castellammare, nella penisola di San Vito Lo Capo che si affaccia sul Tirreno tra Castellammare del Golfo e Trapani.

Il territorio ricade per gran parte nel comune di San Vito Lo Capo e in misura minore nel comune di Castellammare; si estende lungo 7 Km di costa e quasi 1.700 ha di natura incontaminata.

La costa è formata da calcareniti quaternarie e da rilievi calcarei del Mesozoico di natura dolomitica, con falesie che da un’altezza massima di 913 m (Monte Speziale) degradano ripidamente verso il mare, intercalate da numerose calette.

 

Sentiero costiero

È il sentiero principale della Riserva, il più battuto dai visitatori.

Si snoda per circa 7 km e collega l’ingresso di Scopello (Ingresso Sud) a quello di San Vito Lo Capo (Ingresso Nord). Durata: circa 2 ore (sola andata). Subito dopo l’ingresso si attraversa la galleria, frutto dell’antico progetto di costruzione di una strada litoranea, e dopo un centinaio di metri si incontra una prima deviazione che conduce ad un’area attrezzata per picnic. Dopo un breve cammino si incontra il Centro visitatori, sede di un piccolo Museo Naturalistico, subito dopo il quale una deviazione conduce alle calette di Punta Capreria, due incantevoli spiaggette di ciottoli incastonate fra le rocce. Continuando sul sentiero principale si attraversa un tratto di circa 2 km di gariga costiera e si giunge a Cala del Varo, dove si trova un piccolo rifugio, aperto solo nei mesi estivi. Dopo un ulteriore breve tratto di cammino si giunge in contrada Zingaro, il cuore della Riserva, dominato dalla macchia a palma nana. La contrada ospita alcuni caseggiati rurali. Da qui si possono facilmente raggiungere Cala della Disa e Cala Berretta. Procedendo ancora oltre si raggiungono prima la contrada Marinella (e la omonima incantevole caletta) e successivamente la contrada Uzzo (e l’ennesima splendida caletta). Da qui una breve deviazione in salita consente di raggiungere la grotta dell’Uzzo, di interesse archeologico. A meno di 300 m dalla grotta è ubicato il Museo della Civiltà Contadina, che custodisce testimonianze del ciclo del grano ed esempi delle tecniche di intreccio delle fibre vegetali autoctone. Poco prima di raggiungere l’ingresso Nord si incontra il caseggiato della Tonnarella dell’Uzzo, sede del Museo delle Attività Marinare. Rifornimenti d’acqua sono disponibili a Cala del Varo (solo nei mesi estivi) e al Museo della Civiltà Contadina in contrada Uzzo.

 

Sentiero di mezza costa

È il sentiero più panoramico.

Ha un tragitto di 8,5 Km. Durata 4h 30 m.

Dall’ingresso Sud della Riserva si raggiunge il Centro visitatori; da qui un ripido sentiero in salita, smorzato da alcuni tornanti, conduce all’inizio del sentiero di mezza costa (290 m), che percorre la Riserva da sud a nord, parallelamente al sentiero costiero. Lasciatasi sulla sinistra una deviazione che conduce al Bosco di Scardina (sentieri alti), si prosegue diritto sino a raggiungere Pizzo del Corvo. Da qui il sentiero procede quasi pianeggiante sino a contrada Sughero (367 m), offrendo una splendida vista dall’alto della linea di costa. In contrada Sughero si incontrano diversi caseggiati rurali, alcuni dei quali adibiti a rifugi. Il sentiero prosegue per altri 2 Km, in leggera salita, sino a Borgo Cusenza. Si tratta di un piccolo borgo rurale, un tempo abitato da pastori e contadini, perfettamente conservato. Da qui un sentiero consente di raggiungere il circuito dei sentieri alti mentre percorrendo in discesa il Canalone delle Grotte di Mastro Peppe Siino si arriva al sentiero costiero e da qui verso l’uscita. Nei mesi primaverili il sentiero di mezza costa è teatro della fioritura di numerose specie di orchidee. Rifornimenti d’acqua sono disponibili in contrada Sughero e a Borgo Cusenza.

 

Sentiero alto

È senza dubbio il sentiero più impegnativo.

Lunghezza: 17,5 km. Durata: 7 ore.

Dall’ingresso Sud della Riserva si raggiunge il Centro visitatori; da qui un ripido sentiero in salita, smorzato da alcuni tornanti, conduce all’inizio del sentiero di mezza costa (290 m). Percorrendo il sentiero di mezza costa, dopo poche centinaia di metri sulla sinistra si incontra un sentiero che si inerpica attraverso un ripido canalone sui fianchi del quale si alternano macchie di ginestra odorosa e aree di prateria ad ampelodesma. Al termine del sentiero si arriva ad un pianoro (533 m) situato ai piedi del Bosco di Scardina, una zona di rimboschimento occupata da una pineta di pini d’Aleppo. Si prosegue per un sentiero in leggera salita che costeggia i caseggiati rurali di Marcato della Mennola e Marcato della Sterna e dopo circa 15 min di cammino si raggiunge Pianello, una zona in cui si alternano tratti pianeggianti di steppa mediterranea, rilievi calcarei e piccole depressioni carsiche e dove, nella stagione delle piogge, si forma un piccolo gorgo affiorante. In questo tratto il sentiero alto consente una deviazione per raggiungere il sentiero di mezza costa (deviazione per Sughero – deviazione per Borgo Cusenza). Da Pianello il sentiero procede in linea retta lungo il confine della riserva per circa 3 km attraverso la località Salta le viti, incontrando i rilievi di Monte Speziale (914 m) e Pizzo dell’Aquila (759 m). Proseguendo si arriva a Portella Mandra Nuova (717 m), un pianoro che ospita una fitta lecceta, da cui si gode un panorama mozzafiato. – Monte Passo del Lupo (Limonium todaroanum) – Marcato Puntina , Monte Acci (abbeveratoio – Potamon fluviatile) discesa sino a Borgo Cusenza.

Processione dei Misteri Trapani

Calendario Eventi

GENNAIO 

Trapani da gennaio a maggio

CIRCOLO DEL CINEMA 
Federazione Italiana dei Circoli del Cinema con proiezioni al Cinema King,
Corso Vittorio Emanuele
Adesione: Libreria “Best Seller” e libreria “Del Corso” di Trapani 

 

FEBBRAIO

Valderice seconda settimana di febbraio

CARNEVALE

Sfilata dei carri allegorici, con gruppi in maschera che coinvolgeranno i cittadini nel vortice delle danze, di coriandoli e di allegria.
Ore 15.30 – Partenza da Cubastacca e arrivo a Immacolatella.
A cura del Comune di Valderice

Tel. 3290282004

 

MARZO

Dattilo/Trapani dal 16 al 19 marzo

EDIZIONE “NMITU DI SAN GIUSEPPE”
Sfilata di Carri sulla Vita di San Giuseppe e distribuzione di Pani Votivi
A cura dell’Associazione “I Trovators”

 

Paceco dal 16 al 19 marzo

FESTA DI SAN GIUSEPPE
“Lu ‘mmitu di San Giuseppe”, distribuzione di pane votivo, sfilata del Carro
coi pani di San Giuseppe e dei fanciulli con i cesti di pane, con i tre “Santi” con gli “Inservienti”.
Ore 17.00 – Piazza Porto Salvo
A cura del Comune di Paceco

Tel. 0923 401111

 

Isola di Marettimo dal 18 al 20 Marzo

FESTA DI SAN GIUSEPPE
Tradizionale rito dell’Alloggiate e Pranzo di San Giuseppe.
Distribuzione dei “Panuzzi”. Premiazione “Altari” votivi di San Giuseppe.
Giochi in Piazza e spettacolo di varietà
A cura dell’Associazione Culturale e Turistica

Tel. 0923 923000

 

Salaparuta Lunedì 19 marzo

FESTA DI SAN GIUSEPPE
Processione per le vie del Paese
Visita degli Altari Votivi
A cura del Comune di Salaparuta – Tel. 0924 75722

 

Trapani Mercoledì 19  marzo

PROCESSIONE DI SAN GIUSEPPE
Ore 16.00 – Uscita del Simulacro dalla Chiesa del Carminello, via Garibaldi.
Rientro alle ore 20.30

 

Salemi dal 14  marzo ad aprile

FESTA DI SAN GIUSEPPE
Mostra dei tradizionali Pani di San Giuseppe
A cura della Pro Loco di Salemi

Tel. 0924 991320

APRILE (PERIODO PASQUALE)

Buseto Palizzolo Domenica 

PROCESSIONE DEI MISTERI
Processione con personaggi viventi
Ore 16.00 – Villaggio Badia, SS 187
A cura del Comune di Buseto Palizzolo

Tel. 0923 851088

Trapani Martedì 

SETTIMANA SANTA 
Processione Quadro immagine della “Madre Pietà” dei Massari
Ore 16.00 – Uscita Chiesa del Purgatorio
A cura del Ceto dei Massari

Trapani Mercoledì 

SETTIMANA SANTA 
Ore 14.00 – Chiesa Addolorata – Processione “Madre Pietà del Popolo”
Ore 22.00 – Cappella di Piazza Lucatelli – Processione della “Madre Pietà dei Massari”
con conclusione nella Chiesa del Purgatorio.
A cura del Ceto dei Fruttivendoli

Erice Venerdì 

PROCESSIONE DEI MISTERI
6 Gruppi del 700 , sfilano portati a spalla per le vie della città dalle ore 15.00 alle ore 20.00 – Chiesa di Sant’Orsola
A cura del Comune di Erice

Tel. 0923 860011

Trapani Venerdì e Sabato

PROCESSIONE DEI MISTERI
20 Gruppi artistici del XVII e XVIII Secolo sfilano portati a spalla per le vie della città dalle ore 14.00 del Venerdì Santo alle ore 12.00 del sabato seguente, ininterrottamente.
A cura di “Unione Maestranze” di Trapani

Tel. 0923 87197

 

 

MAGGIO

Erice prima settimana di maggio

MONTE ERICE
Orario partenza gare
1° manche ore 09.00
2° manche ore 12.00

Strada Valderice-Erice
A cura di “ACI” Automobile Club d’Italia

 

 

GIUGNO

Trapani in giugno

AR.CO.IN
Fiera Campionaria Internazionale Industria, Artigianato e Commercio.
Autoparco Comunale di Trapani 
A cura di “Medifiere”

Tel. 0923 547192

LUGLIO

Trapani da luglio ad agosto

RASSEGNA CINEMATOGRAFICA 
Serate nel verde sotto le stelle
Ore 21.15 – Villa Pepoli
A cura dell’Ente Luglio Musicale Trapanese

Tel. 0923 21454

Trapani da luglio ad agosto

 

STAGIONE ARTISTICA
Ore 21.00 – Villa Margherita
A cura dell’Ente Luglio Musicale Trapanese

Tel 0923 21454

 

AGOSTO

Trapani prima settimana di agosto

EDIZIONE “SICILIA A TAVOLA – COUSCOUSU”
Manifestazione eno-gastronomica provinciale che si svolge a Trapani,
Viale delle Sirene – Torre di Ligny dal 03.08.04 al 08.08.04
A cura dell’Associazione “Insieme per Torre di Ligny”

 

Trapani Martedì 16 agosto

FESTA DELLA MADONNA DI TRAPANI
Solennità della Madonna di Trapani, Patrona della città e della Diocesi.
Ore 20.45 – Cattedrale, Processione della statua della Madonna di Trapani
Ore 24.00 – Giochi Pirotecnici
A cura del Centro Studi e Ricerche “Rinascita Mediterranea”

Tel. 0923873250

 

SETTEMBRE

Erice

SETTIMANA DI MUSICA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE
Concerti e seminari di studi sulla musica medievale. 
A cura dell’Azienda Provinciale per il Turismo di Trapani – Tel 0923 545511

San Vito Lo Capo terza settimana di settembre

 

SAGRA DEL COUSCOUS
Rassegna Internazionale di cultura ed enogastronomia del Mediterraneo,
con degustazione ed esposizioni permanente di prodotti tipici siciliani e mostra di manufatti legati alla pesca del tonno.
A cura del Comune di San Vito Lo Capo

Tel. 0923 974300

 

DICEMBRE

Paceco Martedì 13 dicembre

SAGRA DELLA CUCCIA
La “nave della provvidenza” simbolo della ricorrenza di Santa Lucia, sfila su di un carro per le vie della città distribuendo la “cuccìa”, un pasto costituito da ceci, frumento e vino cotto.
Ore 18.00 – P.zza V. Emanuele
A cura del Comune di Paceco

Tel. 0923 881981

 

Custonaci dal 25 dicembre al 6 gennaio

PRESEPE VIVENTE
Grotta del Mangiapane
A cura dell’Associazione Culturale “presepe Vivente” di Custonaci

Per Informazioni 0923/971029 – 973553 – 545511